Notes

45. Leggere in anticipo una scrittura che non sa scriversi, macchiarsi di un confine indefinibile, corrompere ore e sguardo, giocare l'accanimento di una presa impossibile, spostare l'occhio immobile di una presenza in divenire, calpestare il calpestabile fermandosi in ascolto.

44. Scegliere un'inquadratura significa essere stati scelti.

43. La provocazione del valore incantatorio di un'immagine (segno, simbolo) (mi) costringe a immaginare.

42. E pur credendo di dominare la luce, io ne sono invero dominato.
Se vedo, vedo solo il travestimento di un desiderio.
La fotografia finge di acconsentire al realismo.

41. Non si sfugge alla luce
(è questa fenomenologia?).

40. Il metodo è la vita, lo stile l'uomo.

39. "C'è dunque un soliloquio della ragione e una solitudine della luce".
(J. Derrida)

38. Porzioni di assenza sostengono la presenza di un'immagine.

37. L'immagine non parla una letteratura (lingua), ma evoca un senso.
Un punto di vista è un'affermazione?
Un'affermazione è un punto di vista?
(un'affermazione è un punto di vista, ma non sempre un punto di vista è un'affermazione).
Un'immagine ospita o è ospitata?
Per quanto si possa giocare di specchi non si potrà mai avere un'immagine totale.
In prossimità di cosa nasce una passione?
Vi è una luce che precede il giudizio,
vi è un'ombra che lo accompagna.

36. Eliologia: religione della Luce

35. "Il cuore della luce è nero".
(Bachelard)

34. Il senso di un'immagine non precede né segue la sua realizzazione; si tratta piuttosto del loro intreccio.

33. Cos'è una sorpresa?

32. Quando una passione si trasforma in un oggetto: traduzione-tradimento.
Inquietudine, laddove una crisi è sempre in atto.

31. Arredare Gabbie.

30. Se il modo di vedere il mondo risponde al nome di un intreccio, può l'immagine rappresentare il tentativo di sciogliere un nodo? Una pulsione avanza, travestita (rappresenta contemporaneamente un'apertura e una chiusura).

29. Si va in cerca di un testo irrecuperabile. Transfert, aporia, essere nel mondo, comunicare attraverso un linguaggio non verbale. Segni a confermare un passaggio (un passaggio dello sguardo su quelle cose che evocano un ricordo troppo opaco).

28. C'è, per me, lì, immagine. Non saprei dirla altrimenti. Qualcosa vi è, lì, dietro quell'immagine, che, tramite me, non saprebbe dirsi altrimenti.

27. L'immagine fotografica è mostruosa nel suo eccedere se stessa, nel suo tradimento oltrerealistico.

26. Scrive Gide: "Le ragioni che mi spingono a scrivere sono molteplici, le più importanti sono, mi sembra, le più segrete. Forse soprattutto questa: mettere qualcosa al riparo dalla morte".
Della morte non si può dire. Dell'oblio si. Oblio è in ogni istante che passa, la memoria è un tradimento costante, ininterrotto. I ricordi sono sempre ri-tradotti, sempre modificati e mortificati da influenze interne ed esterne (il confine è labile, forse inesistente). Memoria è dunque illusione di memoria: pseudo-memorie indagano la possibilità di non dimenticare almeno lo sguardo, ma il pretesto è sottile e la trappola sempre pronta.

25. Modo di vedere: giocare la visione, risponderle utilizzando i suoi stessi codici, risponderle a tono. Se nel movimento impressionante esprimo una certa forza vitale, essa non può che nascere da un certo contrasto. E quale contrasto se non la morte-oblio?

24. La deposizione di un'immagine (dire di essa che è conclusa) equivale a renderla reliquiario. Ma in che modo la morte può giocare con la luce?

23. (Se) una fotografia (scrittura di luce) emerge da una scrittura d' ombre ( le ombre attraggono per la loro capacità di suggerire l'indefinito e annientano il nostro ego, al quale rivelano l'impossibilità di afferrarle) che a loro volta emergono da stimoli la cui natura non può essere detta (o mai del tutto) queste radici confuse affondano nello stesso abisso che mi spinge a premere quel pulsante, e forse ancora più lontano.

22. Abyme. In rapporto alla mia morte - all'idea imprecisa che ho di essa - elaboro eternità impossibili, tento di fermare il tempo fallendo spudoratamente e ostinandomi a credere che tutto ciò possa avere valore anche Altrove. Altrove è anche l'Altro, colui che osserva quell'immagine che già non sento neanche più mia, l'immagine che mi è sfuggita di mano-testa-stomaco. Eccola apparire su una parete: che cosa vuole da me? ed io cosa voglio da lei?
Immagine da Immagine: immagine esteriore da immagine interiore. Ma dove comincia l'esterno?
Se vedo qualcosa, quel qualcosa è già dentro di me, sempre come un miracolo, sempre come un enigma.

21. Click: mutilare una visione.
Reliquiario
Testamento
Tomba: non posso dire il Suo nome
Immagine da Immagine: non si produce che da una precedente visione.

20. La cornice è l'inquadratura. Che cosa essa contenga può essere significativo quanto tutto ciò che ad essa sfugge. L'inquadratura contiene la finzione, ma dove cominciano o dove finiscono i confini di un'illusione?

19. Rincorriamo la luce, l'illuminazione impossibile. Otteniamo illustrazioni vaghe, carte imprecise.

18. Di un oggetto si tenta di afferrare il silenzio, mentre una vibrazione sembra smuovere l'aria che lo separa dall'obiettivo. Quel silenzio ha la consistenza di uno specchio.

17. Il rapporto dell'occhio con la cosa è di scambio reciproco: un dialogo ai confini della ripresentazione, sempre uno sguardo di soglia.

16. Il miracolo consiste nella possibilità di darsi a vedere dell'immagine. Il mio occhio di passaggio accoglie questo miracolo, alterandone la stoffa.

15. Violenza dello sguardo sulle cose. Violenza delle cose.

14. Un oggetto non è un'essenza, ma un mezzo di interrogazione, o uno strumento di tortura. Eppure il medium è indispensabile.

13. Se il linguaggio mi sfugge è perché non mi è mai appartenuto: si tratta piuttosto di un ingombrante prestito difficile da utilizzare quando le ragioni che mi spingono a servirmene sono rivolte verso qualcosa di non traducibile a parole. Come dire: è superfluo parlare di oggetti geometrici, piuttosto interrogarsi su chi li ha inventati e perché.

12. Mise en abyme è condizione di istanza-presenza.

11. Vorrei dire ciò che non posso dire. E' per questa ragione che gioco con specchi in frantumi. La caratteristica principale dell'occhio è quella di essere sempre aperto. Quando mi riferisco all'occhio intendo il corpo intero come struttura sensibile, mobile, assorbente e riflettente che accoglie ciò che la circonda e che a sua volta è dal circostante accolta.

10. Ogni pensiero si muove tra le ombre: ecco la spettralità del segno.
Il movimento verso una sistemazione, verso l'ordine, è mosso dal malanno di un disordine incurabile.

9. Aporia circa il: in che modo essere presenti? E' questa la domanda di chi si vede vedere?

8. Quando un pensiero si affaccia sulla scena della parola scritta e/o parlata e si traveste da discorso intorno a, insegue in realtà l'impossibilità di afferrare se stesso.

7. Altre due considerazioni:
- il visibile e l'invisibile, sempre intrecciati;
- la necessità di farsi avanti del segno.

6. L'itinerario del pensiero segue, in-segue, ombre che sembrano come un richiamo e colui che traccia un segno è votato al martirio, in attesa di un miracolo estraneo al logos.

5.
Parole in esilio
Oggetti impossibili
Memorie
Perdite
Lacerazioni
Frammenti
Relitti
Fantasmi
Deserti

4. Due sono le considerazioni da tenere presenti:
- quando si parla/scrive/traccia, si è sempre all'interno di un gioco linguistico/comunicativo;
- un tale gioco segue delle regole solo nella misura in cui è in grado di tradirle.

3. L'immagine, la fotografia, non è il ricordo di qualcosa, ma qualcosa del ricordo.

2. La trappola tenta di catturare l'impossibile, intrecciandosi alla possibilità di possedere ciò che da sempre è perduto: un'immagine impossibile.

1. Che cos'è per me l'Immagine? Non una porta verso la (presunta) realtà esterna, ma la luce della mente terribilmente sconvolta!